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Insulina e doping
Miti e leggende legate a prodotti miracolosi che garantiscono prestazioni miracolose o crescite fantascientifiche.
Purtroppo nel mondo dello sport si deve subire l’incessante martellare di miti e leggende legate a prodotti miracolosi che garantiscono prestazioni miracolose o crescite fantascientifiche.
Ora non mi sembra il caso ed il momento di affrontare l’ennesima questione morale legata alla questione doping si o doping no, argomento senza questo d’indubbio e attuale interesse ma di cui momentaneamente, preferisco non parlarne.
Lo scopo di questo breve articolo, alla luce di alcune funeste dilaganti mode, è quello di dare alcune spiegazioni di base sull’uso che alcuni atleti stanno facendo di un’importante ormone quale l’insulina.
Il ruolo dell’insulina
Questo ormone e formato da due catene polipetidiche ed è secreto dalle cellule beta del pancreas. La sua produzione e legata ad una serie di fattori biologici dove la principale motivazione risiede nella brusca alterazione dei parametri ematici di glicemia. Sotto questo aspetto l’insulina è senza dubbio il primario regolatore dei livelli glicemici, livelli che se tenuti per troppo tempo alti possono portare ad una serie di squilibri di natura nervosa, circolatoria e cardiaca.
Quando il pancreas (attraverso un complesso sistema di controllo) rileva che i livelli di glicemia superano i valori di 100/120 mg 100 ml, immette nel torrente ematico l’insulina . In parole semplici, dopo l’immissione in circolo di questo ormone, le cellule che vengono a contatto con questo ormone diventano più permeabili al glucosio che viene così captato per coniugarlo con ortofosfato al fine di produrre Glucosio-6-fosfato.
A questo punto i destini possono essere diversi e vanno dalla creazione di energia di deposito (glicogeno) o di energia a pronto uso muscolare o di deposito. L’insulina è quindi una vera e propria “chiave della cellula” e permette l’ingresso in essa di tutte le sostanze nutritive, infatti insieme al glucosio nella cellula entrano anche (se disponibili) una cospicua quota di aminoacidi (anche la creatina è splendidamente trasportata da questo ormone).
Tutto ciò fa riflettere sull’importanza non solo dell’insulina ma degli zuccheri in genere, infatti anche molteplici sostanze come ad esempio il glicerolo (sostanza di cui si sta parlando molto e che risulta essere il frutto del metabolismo dei trigliceridi di deposito) viene convertito poi in glucosio (destino comune anche per il piruvato e l’acido lattico), questo ad ulteriore conferma di come il nostro corpo sia alla costante ricerca di energia al fine di mantenere una situazione di anabolismo generale.
L’insulina gioca quindi un ruolo determinante nel promuovere l’anabolismo. Altro fatto importante, che ha fatto entusiasmare qualche atleta, è che l’assunzione esogena d’insulina sembra non influenzare la funzionalità delle cellule beta, quindi non si perde la propria capacità di produrre questo ormone.
Fino a questo punto immagino che a molti stiano passando in testa pensieri non proprio ortodossi, ma forse e meglio continuare nell’esposizione.
Effetti positivi dell’insulina:
Fino a questo momento mettiamo nel bilancio “positivo” dell’insulina questi fattori:
- Si amplifica l’assorbimento cellulare di aminoacidi e altre sostanze a base proteica
- Aumenta la sintesi di glicogeno
- Diminuisce il catabolismo muscolare, quindi ogni processo di demolizione proteica (processo che avviene normalmente alla ricerca di nuova energia).
Effetti negativi dell’insulina:
Esistono però delle azioni che si possono mettere nel bilancio “negativo” di questo ormone e sono:
- Il glucosio entra non solo nelle cellule muscolari ma anche in quelle adipocitiche (cioè di grasso) stimolandone la crescita ed in alcuni casi sembra anche l’aumento di numero (iperplasia adipocitica).
- Di conseguenza al punto precedente aumentano i trigliceridi di deposito negli adipociti (aumento quindi del grasso di deposito)
- Di conseguenza ai due punti precedenti viene inibito ogni stimolo mirato all’utilizzo dei grassi di deposito, può venire quindi vanificato ogni sforzo alimentare o di allenamento mirato al dimagrimento.
- Aumento vistoso della ritenzione idrica.
Oltre a questo è importante sottolineare come il non blocco delle cellule beta sembra confermato, ma ciò di cui non si tiene conto e che se si usa insulina esogena, le cellule si abituano a dei livelli di questo ormone incredibilmente alti, in pratica diventano sempre più “sorde” (avete mai sentito la cosiddetta “resistenza insulinica”).
Quando si sospende l’assunzione (e vi assicuro che prima o poi bisogna sospenderla) il risultato è che il quantitativo prodotto, anche se è sempre lo stesso, non è più in grado di stimolare adeguatamente le cellule abbassando gli alti livelli di glicemia, si è quindi sulla strada per avere una patologia diabetica.
Insulina, timing e dieta
La storia non finisce comunque qui perché non bisogna dimenticare la continua azione sinergica che esiste fra tutte le ghiandole del nostro corpo, ci sono quindi ormoni come il glucagone, l’adrenalina, i tiroidei, ed il Gh stesso ad avere una fitta correlazione con l’insulina, andare quindi ad alterare solo uno di questi parametri crea una sconcerto fra tutti gli altri.
Non occorre infatti dimenticare come nessun medico si sogna di fare personalmente il dosaggio insulinico per un diabetico, questo viene mandato a dei centri specializzati che dopo accurate analisi stabiliscono il quantitativo di ormone da usare, ma non solo, viene anche spiegato come sia importate la verifica giornaliera dei livelli glicemici per personalizzare costantemente i dosaggi.
Non esiste infatti solo un problema di dosaggio, ma di momenti di assunzione nella giornata e di tipo d’insulina usata. Queste vengono infatti proposte in forme velocissime, veloci, medie, lente; chiaramente a seconda il tempo di entrata in circolo si hanno necessità di dosaggi estremamente diversi, questi variabili anche in virtù dell’intensità e della quantità di attività fisica svolta (ci sono libri interi che parlano dell’attività fisica sui diabetici).
Altro fattore tremendamente importante è il tipo di dieta a cui ci si sottopone, è infatti altresì logico che se in un giorno c’è stata un’alimentazione poverissima di carboidrati (come fanno molti bodybuilder sotto gara) basteranno dosi bassissime d’insulina per fare ottenere effetti disastrosi.
Pensate che molti di questi errori vengono commessi anche da diabetici che convivono ormai da anni con l’uso quotidiano di questa sostanza, provate ad immaginare una persona sana che la usa per scopi non certo ben indagati. Purtroppo alte dosi d’insulina portano allo svenimento ed in alcuni casi al coma glicemico, situazione che rappresenta l’anticamera della morte.
Ipoglicemia
Occorre infatti dire che i sintomi di avviso da ipoglicemia sono solitamente ben marcati (tremori, sensazione di freddo, grande senso di fame) ma sono anche enormemente diversi da persona a persona, questo anche nell’intensità e nella velocità con cui si manifestano, se è infatti relativamente semplice intervenire quando i sintomi sono chiari e graduali (abbondante ingestione di zuccheri semplici e complessi) non lo è affatto quando i sintomi sono repentini ed imprevisti, magari manifestati durante il sonno o il dormiveglia.
Ciò che occorre capire è che la sensibilità all’insulina cambia enormemente da persona a persona, è quindi impensabile che se un diabetico usa 10 unità 2 volte al giorno una persona diversa, magari normalissima, pensi che quel dosaggio possa andare bene anche per lui.
Sinceramente al confronto i “vecchi” steroidi targati anni 60 sembrano dei giocattolini estremamente maneggevoli. Mi rendo conto che ciò non fermerà chi è già deciso a fare uso di queste sostanze ma almeno sa qualche notizia in più ed i rischi a cui va incontro.
La necessità di “nuova conoscenza” si spinge comunque sempre avanti e già da molti anni si parla di IGF-1 (fattore di crescita insulino simile) più potente dell’insulina e con azioni ancora più specifiche sul muscolo, peptidi, sarms ecc..
Analogamente le frontiere delle prostaglandine Pge-1 e 2 crediamo siano destinate a fare notevoli danni sugli atleti che si “offriranno” da cavie, infatti ci sono seri rischi di andare ad alterare tutti i meccanismi legati ai sistemi sia di soglia del dolore che di regolazione delle infiammazioni e della pressione sanguinea.
Siamo convinti che solo una più solida cultura di base e un’educazione ad una corretta conoscenza del proprio corpo e dei suoi meccanismi sia una delle strade migliori se non per eliminare il doping, almeno per limitarne i danni e le follie.
Luca Bonmartini
Personal Health Coach – Aesthetic Medical Assistant
Founder of BioAllenamento Training System & EMS-Tone System