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Grassi buoni contro grassi cattivi
Differenza tra grassi buoni e grassi cattivi, come distinguerli e quali sono
Distinguere i grassi buoni e grassi cattivi non è difficile, ma per non sbagliare occorre prima di tutto capire bene le loro caratteristiche e quali sono le loro differenze principali. La prima tipologia viene apostrofata con l’aggettivo “buoni” perché infatti si tratta di una categoria in grado di apportare vantaggi per l’organismo. Per quanto riguarda invece la seconda si tratta di tutto il contrario, ma conviene fare delle precisazioni.
Non tutti i grassi sono quindi da demonizzare, saperli distinguere può essere molto utile per capire come mantenersi in forma, come preservare lo stato di salute del corpo e soprattutto come poter seguire una dieta sana ed equilibrata, o un’alimentazione corretta.
I grassi servono al tuo organismo
Ricordati che i grassi sono utili al corpo per i seguenti motivi:
- intervengono nel trasporto delle vitamine liposolubili: A, D, E e K
- sono coinvolti nei processi biologici dell’organismo, ad esempio per specifiche reazioni chimiche legate alla crescita ed allo sviluppo muscolo scheletrico.
- essendo presenti nelle membrane cellulari e cerebrali, supportano strutturalmente l’organismo
- hanno funzione energetica (ben 5 volte più alta di carboidrati e proteine)
Grassi buoni e grassi cattivi: ecco le loro differenze
Secondo me si sbaglia a catalogare in modo semplicistico i grassi come grassi buoni o grassi cattivi. Entrambe le tipologie sono due tipologie ben distinte di lipidi, i primi permettono di mantenere un livello di benessere ottimale per l’organismo, così come un’ottima salute, ma anche i secondi servono al nostro corpo.
Ma iniziamo con il parlare di quelli che vengono definiti buoni, dove sarebbe meglio parlare ed utilizzare la denominazione “grassi insaturi”. A loro volta essi si dividono in grassi monoinsaturi e grassi polinsaturi.
Sono conosciuti come Omega 3 Omega 6 ed è essenziale per limitare l’infiammazione del corpo che essi siano in proporzione di 1 a 6.
Gli Omega 3
Questa tipologia di grassi si possono trovare i determinati pesci “grassi” come il salmone, lo sgombro, l’aringa, il tonno e le sardine; oppure nei semi do lino o nei frutti oleosi come le noci.
Gli Omega 6
Gli Omega 6 si trovano invece negli oli essenziali derivati dalla colza, dalla soia, del cartamo, dei semi di cotone, dal mais e dal girasole; oppure nella frutta oleosa come i pistacchi, le arachidi; oppure ancora in alimenti come i legumi secchi, i cereali, e nel tuorlo d’uovo.
I grassi insaturi permettono di aumentare il cosiddetto “colesterolo HDL”, cioè quello “buono” e riducono il tasso di quello “cattivo”, l’LDL. Hanno una funzione benefica per il cuore, aiutano anche ad abbassare la pressione sanguigna ed a controllare i battiti irregolari e sembra che riducano il rischio di problemi a carico delle arterie coronarie.
Per quanto riguarda i grassi cattivi invece, anziché affermare che tutti svolgono azioni totalmente negative, facciamo una bella precisazione. In questa tipologia di grassi troviamo i grassi saturi ed i grassi idrogenati.
I grassi saturi, quelli che si trovano soprattutto nei salumi, nel latte e derivati, nelle carni rosse, nelle parti grasse delle carni, oppure nell’olio di palma e di cocco, non sono potenzialmente così dannosi per il nostro organismo. Sono considerati “cattivi” ma se assunti nelle giuste quantità (basse), la ricerca ha dimostrato non influire così negativamente su arterie, pressione e cuore.
Sono i grassi idrogenati, ottenuti attraverso un processo chimico di solidificazione (es. la margarina) e contenuti in molti prodotti alimentari di derivazione industriale: merendine e prodotti da fast-food, che non andrebbero assunti perché questi si risultano associati a un incremento del 34% di morte per qualsiasi causa (un valore veramente elevato), del 21% per malattia cardiovascolare e del 28% di morte per malattia coronarica.
Grassi, quanti ne devo mangiare?
Distinto nel dettaglio la differenza reale tra grassi buoni e grassi cattivi non ci resta che capire come introdurli nella nostra alimentazione. Per mantenere una dieta che possa essere definita salutare, la quantità di grassi totali introdotti non dovrebbe superare il 25-30% delle calorie totali di cui abbiamo bisogno. In questa percentuale sono compresi anche i grassi saturi, il cui apporto non dovrebbe essere superiore al 10%.
È da preferire l’assumere lipidi attraverso grassi insaturi, o ancora meglio polinsaturi, scegliendo alimenti come pesce azzurro e frutta secca, perché come abbiamo visto sopra hanno la capacità di tenere in equilibrio il cosiddetto colesterolo cattivo, agendo come contenimento della pressione sanguigna.
Come condimento è consigliabile prediligere l’olio extravergine d’oliva.
Concludendo quindi più che parlare di grassi buoni e cattivi, direi di parlare di grassi saturi, insaturi e idrogenati e capire quali cibi evitare e quali invece sono quelli da preferire all’interno della propria dieta alimentare. Questa deve essere sempre varia ed equilibrata, abbinata da un costante esercizio fisico.
Articolo a cura di Luca Bonmartini