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Il concetto di bellezza del corpo
Qual è il concetto comune di bellezza quando parliamo del corpo?
Davvero a questo ideale corrisponde ad una reale armonia?
Nell’epoca contemporanea l’immagine è diventata un valore che ha risalito velocemente la scala delle priorità, trovando un posto sempre più centrale in molti aspetti dell’esistenza.
La presenza di una persona, dal un punto di vista puramente estetico, è la prima cosa che viene valutata nella nascita di una relazione: ancora prima di un primo contatto verbale, la nostra immagine esprime il modo, cosciente o meno, in cui scegliamo di interagire con gli altri. Il modo in cui presentiamo noi stessi rappresenta un importante dettaglio che rivela molto di noi, delle nostre idee politiche, culturali e sociali, persino l’entità, o quantomeno quella che vorremmo far credere, del nostro conto in banca. Nel perseguire l’obiettivo di essere ben accettati dagli altri, desiderati e, perché no, invidiati, vengono spese quantità considerevoli di tempo e denaro per scegliere abiti e scarpe alla moda, scolpire un corpo perfetto, acquistare cosmetici miracolosi e sedute dall’estetista, per non parlare della chirurgia estetica, che negli ultimi anni ha visto un enorme diffusione anche tra i giovanissimi.
C’è la possibilità che tutta questa attenzione all’estetica sia cominciata molto tempo fa, quando nell’evoluzione della nostra specie ad un certo punto si è scelto di passare dalla supremazia dell’olfatto e dell’udito, all’ascesa della vista come senso principale nell’interazione con il mondo esterno. Questo potrebbe essere anche associato al progressivo spostamento in posizione eretta, che ha concesso ai nostri progenitori di poter guardare lontano, da un nuovo, elevato punto di vista, sollevando la testa da terra, dove era più comodo annusare. Lo sviluppo stesso dell’arte visiva potrebbe aver visto il suo inizio proprio in seguito a questo aspetto della nostra evoluzione, che ha spostato le priorità altrove, influendo anche nella modalità con cui il cervello si è sviluppato fino ai nostri giorni.
Nel concetto comune di un corpo bello, l’immaginario si popola di figure femminili fin troppo sottili e di uomini ipermuscolosi, con bicipiti gonfi come palloni, segnati da vene sporgenti che sembrano quasi scoppiare nelle maniche delle t-shirt. Modelli estetici che condizionano l’idea stessa di bellezza, che muta e cambia nel corso dei tempi. Basta guardare le immagini che i quadri rinascimentali ci riportano, resistendo nel tempo, per rendersi conto di quanto la bellezza sia un concetto fragile e evanescente.
Oggi esiste il culto del muscolo, ma…
Siamo sicuri che questo sia un concetto di bellezza etico e rispettoso delle necessità fisiologiche del corpo?
Questione di allenamento
La complessità della cipolla
La muscolatura è un sistema molto complesso, e per comprendere meglio come funziona, ma in modo semplice, utilizzerò l’analogia con la struttura della cipolla, che tutti sappiamo essere formata da foglie concentriche. Allo stesso modo, gli strati superficiali della muscolatura sono quelli più grandi, che ricoprono ampie superfici e ci consentono di disporre di grande potenza, mentre al si sotto ci sono altri livelli, sempre più in profondità verso le ossa, composti da muscoli sempre più sottili che ricoprono distanze sempre più brevi, ma che muovono le ossa con grande raffinatezza e precisione. Giusto per fare un esempio, possiamo paragonare il gran dorsale, che ha quasi la forma di una cappa, di un mantello appoggiato sulle spalle, in superficie, ai piccoli muscoli che intercorrono tra un processo vertebrale e l’altro che agiscono nelle profondità del corpo, per renderci conto delle differenze tra gli strati superficiali e quelli profondi.
L’aspetto interessante da conoscere di questo sistema, ricollegandoci all’importante concetto di postura e allineamento, è che questi sono mantenuti proprio dai numerosissimi piccoli muscoli vicini alle ossa, grazie ad impercettibile susseguirsi di micro movimenti di contrazione e rilascio, una sorta di continue piccole scariche elettriche continue che mantengono la struttura in assetto. Per ascoltare questa danza invisibile basta mettersi in piedi, fermi, e chiudere gli occhi per un istante. Dopo un iniziale perdita di orientamento, se non siamo abituati a questo tipo di pratica, potremmo immediatamente renderci conto dell’esistenza di un continuo brusio che emerge dalle profondità del corpo e che ci impedisce di stare veramente immobili. Ed è proprio ascoltando e seguendo questo flusso che riusciremo a stare in piedi senza perdere l’equilibrio.
Il tessuto muscolare per natura alterna fasi di contrazione con fasi di rilascio, è così che per esempio lavorano il cuore o il diaframma: sono proprio le fasi di riposo consentono a questi muscoli di compiere il loro lavoro così a lungo e senza interruzioni, il cuore in 24 ore si contrae solo per 9 e riposa per 15, in media.
L’enfasi data all’aspetto estetico, che mira a costruire solo in superficie, spesso entra in conflitto con queste sottili abilità del corpo, poiché il muscolo viene iper sollecitato e portato ad una contrazione innaturale e continua proprio con l’obiettivo di costruire massa, impedendogli di avere un normale tono in fase di riposo. Inoltre la costruzione eccessiva della struttura muscolare superficiale toglie sensibilità nei confronti di questa danza sottile che avviene costantemente nel profondo, rendendo il corpo in generale meno consapevole del suo grande potenziale.
Come i guerrieri medievali
La muscolatura può essere considerata a tutti gli effetti una corazza, anche dal punto di vista energetico, ma quando diventa troppo voluminosa, rischia di assomigliare più ad una armatura medievale: pesante, ingombrante, che impedisce alle articolazioni di godere della loro piena mobilità. La luccicante armatura che i body builders indossano, spesso purtroppo anche ricorrendo alla somministrazione di sostanze chimiche che promuovono lo sviluppo della massa muscolare, simboleggia una certa idea di forza, di potenza, di superiorità su chi non ne sfoggia una, nonché uno strumento seduttivo per attirare la femmina, rassicurandola sulla qualità del patrimonio genetico di cui si dispone e sulla potenza del seme. Un comportamento simile a quello di certi uccelli che gonfiano le loro piume colorate durante le loro meravigliose danze di corteggiamento.
Ovviamente questo modo di abitare il corpo può essere visto come una maschera, dietro alla quale si possono anche celare molte insicurezze, ma qui entriamo in un ambito psichico, che non mi compete e non mi interessa indagare in questa sede, ma questa analisi basta ad evidenziare come anche questo sia un abito che si sceglie di indossare e che racconta molto dell’individuo e della strategia di vita che ha scelto.
Il corpo umano, dal punto di vista biomeccanico, è un’opera davvero mirabile, che tutti gli ingegneri e architetti, per non parlare dei pittori e scultori, che da sempre ne sono affascinati, ancora oggi studiano e analizzano nel tentativo di ottenere un simile, perfetto risultato in termini di forza, elasticità, statica, duttilità, plasticità. Gran parte di questa resa virtuosa è data dalla biodiversità di tessuti che lo compongono, dalle differenti densità presenti, che lo rendono lo strumento perfetto per interagire con l’ambiente esterno.
Be like water, my friends
Il nostro corpo è bagnato, impregnato di quella intelligenza fluida e intrinseca che viene dalla Natura stessa, e solo in tempi recenti si è cominciato a capire che la vera forza del corpo non è quella muscolare, con le ultime scoperte e studi in ambito fisiologico, indagando la natura di tessuti finora pressoché ignorati, o no compresi, come la fascia e le sue straordinarie qualità, di cui parleremo prossimamente.
In occidente si è diffuso il mito dell’uomo forte e muscoloso, esistono personaggi come Superman, La Cosa, Iron Man, che sono indistruttibili, duri come l’acciaio e ovviamente buoni e dalla parte degli indifesi. Dall’altra parte del mondo, invece, arriva la saggezza antica delle arti marziali, attraverso le parole di un suo famosissimo rappresentante, Bruce Lee, che in una delle sue più celebri interviste consigliava di essere come l’acqua, di coltivare la sua stessa l’adattabilità e la capacità di cambiare forma costantemente.
Ma del resto noi siamo la cultura del ferro e della pietra, della permanenza eterna delle grandi opere architettoniche, mentre in oriente la cultura è quella dell’acqua e del legno, cioè tutto ciò che è temporaneo, caduco e soggetto a costante trasformazione. Il concetto di non attaccamento, presente in molte filosofie orientali, riguarda anche il permettere a questi cambiamenti di avvenire, di non trattenere nulla e lasciare che l’esistenza esprima tutta la sua forza attraverso la trasmutazione perpetua. Ad ogni livello.
La forza del corpo umano non è quella della pietra, della durezza, della sola prestanza muscolare. La vera forza non è avere bicipiti e addominali d’acciaio, così come le correnti marine più potenti non sono quelle che arricciano la superficie dell’acqua, quanto piuttosto quelle che si muovono in profondità verso i fondali, in grado di spostare enormi massi, trasformando costantemente il paesaggio.
Cosa si muove nel profondo
Il gruppo muscolare denominato ileo-psoas, giusto per fare un esempio che permetta di comprendere l’importanza del profondo, è una delle strutture muscolari più inabissate di cui disponiamo, soprannominato ‘muscolo dell’anima’, proprio in virtù della sua posizione così intima, che lo rende suscettibile e connesso alla nostra vita emotiva.
Un muscolo così interno e nascosto da essere addirittura difficile da sentire, fatta eccezione di quelle occasioni nelle quali, per diverse ragioni, il suo tono aumenta eccessivamente, con la conseguente possibile attivazione di un’intera costellazione di sintomi all’apparato muscolo scheletrico così come alla funzione digestiva, i quali spesso, in sede diagnostica, possono essere scambiati per altri tipi di disturbo.