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I pericoli delle microplastiche negli alimenti
La salute oggi è un tema più che mai al centro di moti dibattiti. Alla base della ricerca del benessere ovviamente c’è la questione dei metodi di produzione e la qualità delle materie prime utilizzate nella produzione alimentare.
Una delle tematiche più recenti e scottanti è quella che riguarda le micro-plastiche contenute proprio in ciò che mangiamo e che si sono insinuate nel cibo attraverso la catena alimentare. Non pensavi che questo fosse possibile vero?
Eppure è una cosa vera e questo particolare e sgradito ingrediente dannoso arriva sulle nostre tavole e rende la nostra alimentazione tossica. Studi recentissimi hanno confermato purtroppo la presenza inequivocabile di micro-plastiche nel cibo e nell’acqua, sia dell’acqua acquistata in bottiglia al supermercato, sia nell’acqua che sgorga dai rubinetti di casa.
Assimilare micro-plastiche non è normale e salutare
La presenza di nano-plastiche e micro-plastiche è stata definita massiccia nei mari, nei fiumi e nel sottosuolo, da questi luoghi finisce nei nostri piatti, nelle pietanze che cuciniamo e che consumiamo ogni giorno, è ancora però da definire quanto e come queste sostanze siano nocive per la salute, benché il pensiero di assimilare micro-plastiche non è normale e non ci fa certo stare tranquilli.
Un report diffuso dall’Istituto Superiore della Sanità ha definito la presenza di micro-plastiche negli alimenti un mistero in evoluzione, associato alla classificazione di queste sostanze estranee non standardizzate e di conseguenza poco tracciabili. Le indagini tossicologiche quindi non sono in grado di definire con certezza quanto le micro-plastiche possono danneggiare la salute umana.
E’ emerso inoltre che i dati raccolti, relativi al grado di tossicità di questo invisibile nemico della nostra salute sono molto pochi. Sui danni che può portare ingerire microplastiche possiamo formulare solo delle ipotesi: la prima che sia un processo diretto di contaminazione, con possibili effetti che comporterebbero irritazione e infiammazione dell’apparato gastrointestinale e come seconda ipotesi un possibile accumulo nelle cellule del sistema immunitario e conseguente indebolimento dello stesso. Due condizioni che se in effetti si verificano potrebbero trasformarsi in una vera e propria emergenza sanitaria globale.
Ridurre sensibilmente la produzione di plastica nel mondo
Se vogliamo invece ipotizzare un danneggiamento indiretto di queste sostanze è logico pensare che sarebbe provocato dal rilascio di svariati additivi, che andrebbero a fissarsi nell’ambiente, ovvero nell’acqua attraverso le falde acquifere, nel sottosuolo, nei fiumi e anche nel mare.
Parliamo di sostanze chimiche utilizzate in molti comparti industriali, compreso quello alimentare, cioè pesticidi, metalli pesanti, coloranti, piombo, titanio, sostanze che riescono a perdurare proprio nell’acqua, poiché la plastica ha una caratteristica specifica chiamata idrofobia ovvero la resistenza ai liquidi: la plastica non assorbe e non trattiene acqua.
Su questo argomento ne sappiamo talmente poco che l’OMS ha addirittura diffuso un appello perché l’urgenza di sapere quanto e come le micro-plastiche possono influire sulla salute umana è una priorità assoluta. Il suggerimento più logico è quello di ridurre sensibilmente la produzione di plastica nel mondo, un progetto urgente ma che pare inattuabile, poiché la plastica continua a farla da padrone nel nostro habitat, difficile da stoccare e da smaltire sta letteralmente sommergendo il Pianeta.
L’aspetto più grave di questa questione è comunque il fatto che le microplastiche stanno inquinando il mondo ed il cibo che noi assumiamo quotidianamente, l’ingestione di queste sostanze può portare a una situazione veramente grave per quello che concerne la salute pubblica, il problema va urgentemente affrontato e risolto prima che sia diventato irreparabile.